Ormai da più di un anno Trento, 39esimo comune italiano per popolazione con circa 117.000 abitanti, ha un nuovo quartiere progettato dallo studio di architettura più prestigiosod'Italia e sicuramente tra i più conosciuti al mondo, quello di Renzo Piano.
Non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di un progetto di qualità, sia negli spazi esterni saggiamente liberati dalle auto nascoste in due livelli interrati di parcheggio che in quelli interni di appartamenti, uffici e negozi in classe CasaClima B.
Molti articoli celebrativi sono stati giustamente scritti in occasione dell'inaugurazione del quartiere nel luglio del 2013, ma da quel momento non si è saputo più molto e mi è venuta la curiosità di capire come una piccola città possa reagire ad un intervento così importante, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Per Trento infatti la riqualificazione dell'area ex Michelin è senza dubbio l'intervento urbanistico contemporaneo più grande mai realizzato, che, oltre al quartiere misto residenziale e terziario, comprende anche un edificio polifunzionale pubblico e il Muse, Museo delle Scienze, che vanta già un notevole successo di pubblico.
Abbiamo deciso di portare avanti il progetto di Trento principalmente perché rientra nel filone della riqualificazione delle periferie, che ci interessa in modo particolare. È uno dei temi del domani… O riusciremo nei prossimi vent’annia capire che le periferie vanno riqualificate e riconnesse al tessuto urbano più vivo o dovremmo assistere al degrado generalizzato, alla fine delle città stesse. Naturalmente, parlo di periferie non in senso geografico, ma socio-geografico, affettivo… (Renzo Piano)
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Il MUSE dal sito RPBW |
L'articolo Nel quartiere fantasma dell’archistar pubblicato recentemente dall'architetto Alessandro Franceschini sulla rivista dell'Ordine degli Architetti di Trento mi ha aiutato a capire che, almeno fino ad oggi, il quartiere non è quel successo che in molti si sarebbero aspettati.
In mancanza di dati ufficiali sul sito Le Albere riguardanti gli appartamenti ancora in vendita o in locazione, ci affidiamo a quelli pubblicati dal Trentino. Sembra che dei 304 appartamenti progettati solo 30 siano stati già venduti (meno del 10%) e che ben 125 (poco più del 40%) non siano ancora pronti per essere messi sul mercato. Leggendo questi numeri in effetti non si può dare troppo torto a chi parla di quartiere fantasma e sostiene giustamente che forse non è possibile dare la colpa solo alla crisi economica. Nel frattempo infatti dei 110 appartamenti nelle due torri del Bosco Verticale dello Studio Boeri inaugurate a Milano il mese scorso sembra che, alla faccia della crisi economica visto che costano 7.000-9.000€/mq, contro i 2700-4.800€/mq delle Albere, ne siano stati già venduti il 70%.
Lo stesso Renzo Piano, architetto e uomo intelligente, forse sempre un po'"troppo"avanti rispetto agli altri nel cogliere il cambiamento dei tempi, non ha potuto nascondere, anche nel generale entusiasmo per il nuovo quartiere, il dubbio sulla sua riuscita.
Un luogo nuovo ha nel suo essere nuovo già un handicap. Naturalmente lo charme del centrostorico è diverso. I nostri edifici non possono avere il fascino di quelli storici, ma tutto quello che oggi è classico una volta è stato moderno e ha avuto bisogno di tempo per acquistare la patina di affettività che spesso ci lega ai luoghi più cari. Personalmente confesso che adoro i centri storici, ma abiterei volentieri nel nuovo quartiere...
Un luogo nuovo ha nel suo essere nuovo già un handicap. Naturalmente lo charme del centrostorico è diverso. I nostri edifici non possono avere il fascino di quelli storici, ma tutto quello che oggi è classico una volta è stato moderno e ha avuto bisogno di tempo per acquistare la patina di affettività che spesso ci lega ai luoghi più cari. Personalmente confesso che adoro i centri storici, ma abiterei volentieri nel nuovo quartiere...
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Vedute del quartiere Le Albere da archinfo.it |
Sembra e il quartiere Le Albere incontri grosse difficoltà ad essere vissuto e abitato, nonostante gli sforzi che i progettisti hanno fatto sulla diversificazione delle funzioni e sullo studio delle zone centrali di Trento, da cui sono state riprese le proporzioni e le dimensioni degli edifici, così come l'ampiezza e la lunghezza delle strade. Non si può dire insomma che lo studio RPBW abbia ignorato le regole del genius loci e la ricerca che ogni progettista deve necessariamente svolgere sui luoghi in cui interverrà. D'altra parte però è anche difficile, almeno da uno studio sommario del materiale fotografico, riscontrare con evidenza qualche tipo di legametra la città e il nuovo insediamento, che possa far pensare ad un abitante di Trento che passeggi nel nuovo quartiere di trovarsi nella sua città.
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Centro storico di Trento (foto google maps e trentinofilmcommission) |
Franceschini nell'articolo citato in precedenza fa fondamentalmente tre riflessionidi natura urbanistica e culturale abbastanza sensate, che, pur dimostrando un certo campanilismo professionale, possono forse aiutare a capire meglio la situazione.
Il sitoscelto èuno dei luoghi meno ospitali della conca di Trento, collocato proprio sotto le pendici del Monte Bondone, dove il sole tramonta ben prima della fine naturale delle giornate e forse non a caso era stato adibito a zona produttiva.
L’architettura "griffata"in una città piccola come Trento, allergica ad ostentare il proprio stato sociale, non sembra avere quel mercato rappresentato da una classe media interessata a possedere un'abitazione di pregio firmatada un architetto di fama.
Il legamecon il territorio è mancato perché l’intero progetto è stato elaborato nello studio di Renzo Piano e nessun professionista locale è stato coinvolto nella progettazione.
L'idea di Franceschini quindi è di trasformare «Le Albere» in un quartiere «cool». Un luogo di artisti e di pensatori. Di intellettuali e di studenti. E, probabilmente, di non-trentini.
L'idea di Franceschini quindi è di trasformare «Le Albere» in un quartiere «cool». Un luogo di artisti e di pensatori. Di intellettuali e di studenti. E, probabilmente, di non-trentini.
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Dettagli del quartiere Le Albere da archinfo.it |
Sarebbe comunque un peccato per tutti se un quartiere così evoluto, frutto di un ambizioso intervento di rigenerazione urbana di un'area industriale dismessa, costruito sulla qualità degli spazi e sull'utilizzo di materiali durevoli e naturali, con una grande attenzione per la sostenibilità e il rapporto con il paesaggio, in cui si è anche cercato di ricreare la pedonalità e i rapporti dimensionali del centro città, diventasse un insuccesso.